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Post by stecca on Jun 15, 2006 8:36:31 GMT -5
Milano è....(parte seconda) Da Micaela Caccamisi: Quanta retorica sulla povera Milano!!!! Verrebbe da dire ma se ci state così male perchè ci state? Io vengo dalla quieta provincia della bassa padana a da ragazzina sognavo Milano e un marito milanese ..alla fine ho realizzato il mio sogno e sono contenta. certo sarebbe bella una città in fermento come New York con i monumenti di Roma i giardini di Londra la libertà di Amsterdam e il clima di San Diego....Ma tant'è Se siamo tutti qui ci sarà un motivo e non credo che per tutti sia solo il bieco denaro... Da qualche mese vedo questa città con gli occhi della mia bambina che forse è quella che ne risente di più: gimcane per passeggiare sui marciapiedi fra macchine mal parcheggiate e cacche stratificate, puzze ai semafori, parchi spelacchiati, tutto questo costringe anche noi a fughe da week end verso lidi un pò più puliti ma poi però ringrazio Albertini (ma pensa) che sta rifacendo il Parco Sempione e tanti altri giardinetti e penso alle opportunità e agli stimoli che avrà la mia bambina che andranno a compensare questi disagi. Lei sarà una milanese ed io cercherò di farle amare la sua città di farle conoscere le sue bellezze nascoste, tutte le altre città che contiene..noi viviamo a Chinatown magari la sua migliore amichetta si chiamerà Cio cio san, non è fantastico? Basta che poi non se ne sposi uno però!!!!!! Da Consuelo Bosisio: leggo solo qualche mail qua e la' e probabilmente sono fuori tempo e tema, ma milano e' anche "un prato rosa di petali caduti da un enorme pesco in fiore, l'occhio cade mentre torno a casa, la solita coda perche' tra i replicanti degli ausiliari della sosta e le telecamere che violano una volta per tutte la tua privacy e ti fotografano pure la targa, ti costringono a fare la circonvallazione interna, Milano e' una patumiera, ma tutti possono vantarsi di avere avuto almeno una multa, e tu impieghi ore ed ore prima di rientrare a casa, gli ambulanti ti chiedono denaro e al decimo semaforo detesti anche loro, i pedoni si gettano sotto le auto e fanno a zig zag tra le vetture in coda, tutti suonano, tutti hanno fretta, ma ci sara' pure qualcuno che non ha niente da fare? e invece no, e mentre non ne posso davvero piu' e penso alla giornata in corsa dalla mattina ad ora, abbasso gli occhi e la mente vola, vedo un passerotto che lotta con un verme enorme perche' se lo vuole pappare, ingordo, mentre saltella su quel letto rosa, vedo i fiori sull'albero che fanno intravedere un pezzo di cielo stranamente non troppo grigio e il pensiero va ai quadri di monet, ai paesaggi riposanti, alle tinte pastello, ai colori allegri e vivaci di matisse, e sogno i paesaggi di fiori profumi e colori e ad una spiaggia, al sole, il mare, tra un po' e' estate........suona il cellulare....'avvocato? una cosa......' dovevo spegnerlo, dovevo spegnerlo, ora sono di nuovo in coda ed e' solo mercoledi' e il we e' ancora lontano e allora ...scappo dalla citta" Da Claudio Bullo: milano è indifendibile perchè è una città che non ha saputo cambiare. l'unica cosa bella è il suo passato, come lo troviamo nei libri (gadda per primo) e nei film di prima e dopo la guerra (camerini e visconti). segnalo a chi non lo sa che in piazza risorgimento hanno demolito una casa popolare degli anni 20 per tirarne su una identica, con tanto di fregi "d'epoca" sui balconcini(che per la cronaca viene venduta a 10 mln. mq.): non si è avuto il coraggio, nella città del design e degli architetti, di fare un palazzo nuovo! milano è sopportabile solo in motorino, quando è grigio o alla sera per andare alla scala, o nei megastore, o a mangiare sushi. essendo brutta di suo, è più sopportabile quando l'inquinamento sale: nulla di più deprimente, in ogni caso, delle domeniche a piedi o dei week end col sole!! Da Marco Garegnani: milano è un'amante, è una storia d'amore; come tutte le vicende sentimentali anche quella con milano ha avuto un inizio di fuoco, una parentesi di ripensamento, una esigenza di approfondimento, una pausa di riflessione, un abbandono; poi un ritorno, forte; si è lei la mia donna, lei la mia "storia", quella della vita. Da Ale Faggiani: VOGLIO ANDARE A VIVERE IN CAMPAGNA! AH-AH! AH-AH! VOGLIO LA RUGIADA CHE MI BAGNA! AH-AH! AH-AH! Come se fosse una cosa sciuè sciuè! La questione è, mio caro, che è facile lamentarsi (e io, sia ben chiaro, sono la prima a farlo, ma più tanto per rompere i coglioni che altro), ma non altrettanto facile ricominciare tutto da capo da un'altra parte dove non conosci nessuno e nessuno ti conosce. Perché non esiste solo la città (anzi, quello è proprio il meno), ma anche gli amici, i fidanzati/le fidanzate, la casa, le storie, e soprattutto il lavoro. Anche a me questa città non piace molto, anche se a conti fatti la trovo abbastanza comoda (evidentemente chi non la percepisce così è perché non ha vissuto i primi dieci anni della propria vita in una città dove gli autobus passano ogni ora e dieci, quando non ogni ora e venti, perché ce n'è UNO SOLO che va da un capolinea all'altro, dove entri alle 20.00 in una specie di pizzeria e chiedi una pizzetta e ti rispondono che è chiuso, e tu allora chiedi "ma quando chiudete" e quelli spiegano "quando finisce la roba"). Però, fino a quando non avrò vinto la pigrizia e soprattutto non avrò trovato il coraggio (e, perché no, anche qualcuno con cui operare la fuga), me ne resto qui Da Gennaro Cicalese: Fin dai primi tempi che mi aggiravo smarrito per le strade nebbiose del capoluogo lombardo, senza riuscire a distinguiere via larga da via dante, mi son sempre chiesto: ma questi una sola dico 1 unica canzone c'hanno e cosa ti dice il testo? cantano tutti lontano da napoli si muore ma poi vengono qui a milano...:ammappete la lirica, ammappete la poetica popolare, cazpita la fantasia!!!!! come carta d'IDENTITA' di una cultura è bella chiara e tosta, nessun equivoco...da questa riflessione nacque un progetto di un trittico intitolato proprio "canten tuch luntan de napule se mor ma poi venghen chi a milan" realizzato solo 4 anni più tardi nel 1994, in cui raffiguravo questo passaggio lacerante dal paese del sole al paese del soldo, passaggio lucido ma non indolore e non saprei dirti ancora se proprio ...convenientissimo Da Alfredo Gagliano: Per chi come me arrivava ragazzino da un paesello alle porte di Firenze Milano si offriva estrema e grandiosa in tutte le sue rappresentazioni: le stupende case di via Mozart e dintorni con i meravigliosi giardini pensili e i fenicotteri, la monumentalità del Duomo e del Castello Sforzesco, le superbe forme della chiesa di Sant'Ambrogio e di Santa Maria delle Grazie, le luminarie sfavillanti del centro addobato in maniera stupefacente per Natale, i negozi inavvicinabili di via Montenapoleone e via della Spiga, Peck con prelibatezze inimmaginabili, la Rinascente un orgia di luci e colori, il museo della scienza e della tecnica fonte di continue e sorprendenti scoperte, le prostitute e gli eccessivi travestiti del Castello Sforzesco, il mitico stadio di San Siro colorato di neroazzurro, C.so Vittorio Emanuele con la sua teoria infinita di cinema. Questa era Milano come appariva ad un ragazzo avido di vita. Oggi che vivo lontano da Milano due sono però i ricordi un pò più intimi che conservo: Le magnifiche giornate terse di tarda primavera (purtroppo un pò rare) quando una luce quasi commovenete,specialmente verso il tramonto,sembrava non volere più staccarsi dalla città e accendeva in manierra stupefacente i bei palazzi del centro (giornate così non le ho più viste neanche in Sardegna). I terrificanti temporali estivi che si scatenavano preannuciati da una cappa insopportabile e da un buio quasi totale; dopo l'aria aveva degli odori ed un sapore che non ho più ritrovato da nessun' altra parte. Da Paola Belloli: Sono nata a Milano da famiglia milenese da molte generazioni. Quindi, per dirla con Woody Allen, Milano è la mia città e lo sarà per sempre. Detto questo, il mio rapporto con Milano non è stato lineare. A volte l'ho odiata, preferndole l'adorata Napoli, così solare, calda, vivace, drammatica, ma l'ho anche molto amata. Si può dire che la città è lo specchio dell'anima. Il nostro modo di percepire la città rispecchia il nostro "io" nel momento in cui ne parliamo. E per questo ho trovato veramente interessanti tutti i vostri interventi, perché hanno fornito agli inforati una precisa immagine di Voi, la città, come tutta la realtà, è uno schermo su cui proiettiamo noi stessi, il nostro sentire, i nostri desideri. Perché la città è come la vita e, come disse un anonimo filosofo napoletano: "la vita è chilla che te fa 'n capa!" W Napoli ... oopppsss, volevo dire, W Milano. Da Caterina Sella: Milano: anch'io sono una che da fuori è venuta qui per l'università e che si è fermata, per ora. Ambientarmi è stato facile forse anche perchè mia madre è di qui. Sono certamente legata a questa città. Il bello di Milano è il carattere aperto - di primo impatto - dei lombardi rispetto alle chiusure almeno iniziali dei miei conterranei piemontesi biellesi campagnoli/montagnini, la città ha qualche scorcio bello e che merita di essere visto (qualcuno ha scritto di S.M. delle Grazie), i musei, le iniziative culturali, i teatri, le mostre, i circoli di vario genere: insomma è vero che secondo me si respira un'aria di cultura. L'aspetto maggiormente positivo per me è sentirsi al centro del mondo produttivo che stimola e può dare opportunità e soddisfazioni di lavoro ed avere la possibilità in astratto di fare qualcosa di interessante. Sì, è vero, nel passato Milano credo fosse bella. Ma adesso rilevo soprattutto le cose negative di Milano, forse per me è passata la fase dell'innamoramento di cui parlava marco garegnani, infatti mi sta un pò stretta, la trovo rumorosa, incasinata, gente sempre agitata che si sente chissachì, sporca, i luoghi belli sono troppo pochi, non c'è verde. D'inverno va ancora bene ma nelle altre stagioni mi mancano i colori, gli odori e le luci (di sicuro anche perchè a Biella la casa dei miei è alle porte della città: sono una ragazza di campagna). I bambini poi non si sa davvero dove portarli e nel fine settimana ho proprio l'esigenza di andare via. Io sono di sicuro una provinciale, e certamente le piccole cittadine hanno anche aspetti magari un pò tristi, però - sarà un discorso qualunquista - la qualità della vita è di certo migliore. Mi mancano gli spazi aperti, magari potere avere un cane che faccia veramente la vita del cane e non del recluso, raccogliere la verdura nel mio ipotetico orto, andare a camminare in montagna senza dovere fare un viaggio, e poi in questo mondo di oggi non penso siano piccole distanze che impediscano ad una persona di andare a vedere uno spettacolo nella metropoli. Da Fabrizio Manganiello: Io in questa città ci lavoro, ci ho fatto l'università, mi ci sono divertito e mi diverto. Tutto sommato mi piace. Mi piace perché non ha mezze misure: non credo si possa dire di Milano: "si carina, però....". Di Milano dici: "fa cagare" oppure "mi piace un casino". E già questo per me costituisce un ottimo punto di partenza. Probabilmente ha molti problemi di vivibilità, di parcheggi (problema che ancora per 10 giorni non mi tocca... la lingua batte dove il dente duole!), di inquinamento atmosferico, acustico e non so che altro, di degrado ambientale, sicuramente non è qualche mostra sporadica o qualche iniziativa culturale stentata che potrà darle lustro, ma a me piace! Quando torno in Veneto, nel Veneto epicentro del miracolo nordestino, respiro un altra aria, molto più scazzata e rilassante, è vero. Non è che la gente lì sia più simpatica. La gente non è più o meno simpatica, piùo meno intelligente a seconda della città o del posto, per cui scappo dalla città evviva la natura, evviva la semplicità della campagna...... evviva il festival delle stronzate che si sparano quando si tirano fuori questi luoghi comuni triti e ritriti! E' una città questa che è fatta per lavorare, probabilmente è nata per questo, ma non credo che oggi sia solo questo anche se parecchi lo credono, autoctoni e non, e il venerdì, abbacinati dal consueto mimetismo di gregge, prendono la loro brava macchinetta e se ne vanno fuori Milano a ricaricare le pile, a respirare l'aria buona e a rilassarsi. Se c'è una cosa che mi fa incazzare è proprio questa! Una volta un collega che fa finta, secondo me, di lavorare in un prestigioso studio che si occupa di diritto commerciale, di un prestigioso professore unversitario sito in via S. Damiano 4, mi ha detto: "io vivo a Milano da anni ma non ho mai passato un fine settimana in questa città, farlo è proprio da sfigati!!" . "Ma tu che ne sai, ma chi cazzo sei per dire una cosa del genere?" penso io. Ragionare in questo modo vuol dire avere poco rispetto per la propria città, considerarla poco più di un dormitorio di lusso. A me Milano piace nei fine settimana in cui si svuota, in cui tira il fiato anche lei. Si fa apprezzare, ti invita cautamente a scoprirla. Perchè è fatta così. DEVE essere scoperta. Non è una città le cui bellezze sono tutte in vetrina. Ci devi entrare e dedicarle del tempo. E ti invita anche a valorizzarla. Ma se te ne vai e la continui a considerare solo il miglior posto in cui lavorare qui in Italia e poi cominci a dire che "vuoi mettere Firenze, Roma (che personalmente io odio di un odio viscerale! I romani non li sopporto...Nerone é il mio idolo!), le tranquille città di provincia....", beh in questo caso per me il discorso è chiuso ancora prima di iniziare perché vuol dire affrontare la questione da un angolo di visuale completamente sbagliato!
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Post by stecca on Jun 15, 2006 8:37:16 GMT -5
Da Giovanni Sordini Sono ormai due anni che me ne sono andato. Ho desiderato a lungo un luogo migliore dove vivere. Ultimamente giravo per i dintorni di Milano, per le città della Lombardia e prendevo in considerazione alcune altre città italiane. Non volevo assolutamente fuggire volevo solo trovare un luogo migliore. Dannazione! Da quando avevo 18 anni sapevo quale era quel luogo ma mi pareva un sogno, una follia. Poi una serie di eventi, insieme alla classica, banale considerazione che si vive una volta sola e che se non ci si muove a una certa età non ci si muove più, mi hanno fatto decidere. Mi sono organizzato alla milanese un piano di battaglia: trovare una casa e un lavoro in una città nuova. E' stata un'esperienza anche dolorosa ma assolutamente entusiasmante: in sei mesi io e mia moglie ci siamo riusciti. Abbiamo scelto una città unica, bellissima ma anche molto faticosa e dura da vivere. Un milanese a Venezia innanzi tutto si deve dare una calmata altrimenti lo fanno a pezzi. Poi scopre i rapporti umani: quelli che è stato abituato a confinare nel luogo di villeggiatura. Poi scopre che può spendere meno soldi per vestirsi e per le cazzate. La qualità della vita di un milanese a Venezia migliora in modo mostruoso: morirò di dolori reumatici ma la tosse allergica da smog è solo un ricordo. Il cibo è assai migliore. Per il resto la vita che si fa è la stessa: solo molto meglio. Cosa impedisce a molti milanesi scontenti di andarsene e di seminare la loro intelligenza e il loro sapere per l'Italia che ne ha tanto bisogno? 1) La famiglia di origine 2) i soldi 3) il lavoro 4) gli amici 5) la fifa. La 1) e la 5) sono le uniche cose veramente ardue da superare. 2)-3)-4) sono solo dei pretesti. Se uno ha un po' di soldi, pensa che non si debba vivere per il lavoro e che gli amici restano tali anche a 200 km di distanza il più è fatto. Eravamo 3 amici a Milano. Ora siamo divisi fra Venezia, Bologna e Genova (Fagianella muovi il culo che sei anche una statale! La mia amica il fidanzato lo ha trovato a Genova!). Tutti e tre assai contenti delle rispettive scelte e per questo moderatamente schifati da Milano che è ormai un caro ricordo. Da Federica Meneghel: Nata a felicemente cresciuta a Treviso,ridente cittadina veneta, fino ai 18 aa sono approdata contro il mio volere a Milano all'inizio dell'università. Per anni l'ho odiata. Io che venivo da un posto a mio avviso impareggiabile,dove esci e conosci tutti quelli che incontri,giri con la bicicletta,hai vicino una campagna splendida (altro che la Lombardia) dove si faceva il vino e si uccideva il maialino per i salami e le soppresse,il mare,LA montagna per eccellenza(che orrore la prima volta che ho visto la Val D'Aosta,volevo tornare indietro),Venezia, che nelle soleggiate giornate invernali è la più bella città del mondo, dove quando ti laurei venngono affissi cartelloni caricaturali in tutta la città (in realtà anche quando qualcuno muore,ma è meno allegro) e dove gli amici sono quelli di quando eri all'asilo e sanno tutto di te.Insomma pensavo di morire in qs posto grigio,dove tutti corrono e devi uscire un'ora prima per andare al cinema o al lavoro o in qualunque posto,dove riesci ad avere amici che non vedi mai ma che senti solo per telefono,dove stai bene solo se guadagni abbastanza da poterti permettere quello che vuoi, dove non riesco ancora adesso a capire quale zona della città sia abbastanza carina da potervi comprare una casa (e che non costi 10mil lire al metro),dove tutte le persone sembrano uguali,così borghesi,tutte vestite nello stesso modo e con le stesse abitudini...e tutte le cose "brutte" che molti di voi hanno descritto in qs giorni. Poi,finita l'università,avrei potuto tornare,ma alla fine sono diventata dipendente da qs città,dalla sua nevrosi, dalla competizione che aleggia nell'aria,ma che rende vivi e sviluppa la mente, da tutte quelle cose che se vuoi puoi fare e che non ci sono in una piccola città,da tutte le persone diverse che puoi incontrare,dal fatto che ti puoi riciclare in qualunque momento e cambiare vita quando ti pare.In fondo mi piace anche il suo traffico che per fortuna non è quello di Roma ma che ti dà quel senso di vivacità come se la città fremesse ed avesse una linfa vitale.E per ora non la cambierei per nulla la mondo. Vivo con la nostalgia del mio passato e forse con la speranza di un futuro più sereno,ma non credo che dipenda dalla città,bensì da me stessa. Amo Milano quando sono felice,la odio quando sono depressa.A volte è il guscio entro il quale mi isolo e non voglio neppure andarmene nel week-end,altre mi sembra una prigione da cui evadere in qualunque momento. I pregi ed i difetti sono evidenti e dipendono dalle necessità di ognuno in quel momento. Difficile dire dove stia andando,credo che una città non vada da nessuna parte.La città siamo noi. In qs momento mi sento in pace e Milano è la mia città ed il mio presente. Da Fabio Weillbacher: Io da buon tedesco sono assolutamente milanès, per le sue donne, per le parole che si sentono, pr la nebbia che di sera ti attanaglia e nonti mollava più, perchè Milano ha un futuro ( e smettetela di parlare del passato e degli anni 50 e 60; ma chi c'era allora? Veciùn!!!!) Milano insomma un po' Francoforte ed un po' Casablanca Da Clotilde Franzi: Anch'io come molti inforati, leggo, sono stata accolta da Milano a 19 anni . Mi sentivo letteralmente esaltata ogni volta che uscivo alla sera, ogni volta che andavo a cercare qualcosa da comprare e lo trovavo, ogni volta che entravo in un locale o in una palestra o andavo ad una Mostra. La gente poi.......parlava, Ti salutava ed era sempre diversa! Chi non ha vissuto in Provincia - Vercelli nella fattispecie- non può neanche immaginare il PESO , la noia, il già fatto, il già sentito, che si prova nei piccoli centri. Se poi nasci "bene" Ti porti dietro l'eterno confronto con la famiglia d'origine, se non nasci "bene" rimani per sempre tale...!(tale cosa poi..non si sa) ma in provincia non hai scampo. certamente tutto è organizzativamente più facile , il tempo per gli spostamenti non esiste, trovi sempre posto al cinema, non fai la fila all'Esselunga (anche perchè non c'è) ..ecc...... Eppure tutto ciò non mi manca...Non esiste niente di più deprimente per me che il prevedibile , sapere esattamente con chi andranno a scuola i tuoi figli o i tuoi nipoti, sapere esattamente chi troverai alla tal ora nel tal locale, che commenti farà la gente e sopratutto non poter illudersi che qualcosa potrebbe succedere" E' questa sensazione del "possibile" che a me rende ancora oggi Milano vivibile e non potrei tornare al "borgo selvaggio" per nulla al mondo Ma il prezzo è, comunque, altissimo , condivido le lamentele di tutti quelli che si sono espressi contro , soffro sopratutto ( da campagnola) la mancanza di spazi verdi, i rumori e la crescente arroganza e maleducazione del cittadino medio milanese, per non parlare della bruttezza di questa città -escluse pochissime zone privilegiate-, i costi , i week-end e il continuo correre di tutti...... il mito del denaro (ma non è che in provincia sia diverso) e allora? ? Allora continuerò a vivere a Milano, accettandola (non riesco ad amarla) per quel che mi ha dato e continua a darmi, ma soffrendo ogni giorno per quel che potrebbe essere e non è.... Da Barbara Benzoni: Non mi resta altro che dichiarare pubblicamente la mia appartenenza al club "Pro Milano". Riallacciandomi al discorso di Alessandro, Milanese trapiantato a Londra città culto di molti giovani e rampanti italiani e sopratutto Milanesi..... Io, come molti, sono adottiva a Milano avendo vissuto i primi 15 anni della mia vita prevalentemente all'estero e i successivi 18 a Milano. Durante il liceo, l'università e i primi anni di lavoro ho sempre urlato e strepitato che Milano mi era stretta, che la trovavo provinciale ecc.ecc ecc...animata come ero da un non meglio identificato impeto "cosmopolita". Ed ecco che un anno fa si presenta l'occasione di andare a lavorare per 8 mesi a Londra e i successivi 3 all'Aja..... Parto e scopro che Milano non è assolutamente provinciale come la credevo, scopro che i mezzi pubblici funzionano (incredibile ma vero) molto meglio che a Londra, che sono troppo abituata ai malefici rituali degli aperitivi milanesi...insomma scopro che io sono ormai diventata Milanese, provinciale e abitudinaria e mi sento irrimediabilmenhte Italiana. Considerando che sono mezza russa con cicliche crisi di identità, un'enorme sorpresa anche per me! Quando mi propongono di rimanere a lavorare a Londra mi ritraggo inorridita. Insomma tutto ciò per dirvi che nonstante la sua nebbia, traffico, smog etc. é una città che ormai mi è entrata sotto la pelle e mi sento, come molti degli inforati, destinata a restarci il più a lungo possibile. Da Sofia Montesi:Personaggio curioso, inquietante ed amabile contemporaneamente nell'emisfero del "Contemporary world" siamo tutti talmente legati all'immagine del bello della bella dei riusciti nel lavoro alla ricerca del who is who o chi l'ha fatto e chi lo ha detto ad eccezione di una rara cerchia di persone che invece vivono d'altro. Invece improvvisamente in questa nostra Milano per me adottiva e un tantino noiosa, un paesone, è arrivata una Mostra Europea, in genere le andiamo a vedere quando si tratta di fotografia o poco d'altro perchè a Milano passa poco e poco interessa almeno che non sia Peter Brook che poi è talmente prenotato da metterti in condizioni di litigare con gli amici per non rinunciare al tuo sedile da "sogno". Ronconi c'è ma pochi lo vanno a vedere perchè tanto è lì. E tutte le volte penso a Ferruccio Soleri nella sua magnifica interpretazione del suo arlecchino, quante volte uscendo la sera per andarlo a vedere e ritornando poi a casa felici abbiamo veramente pensato a quale privilegio ci era stato concesso e non lo avevamo neanche capito. Oggi quando i tredicenni esultano Eminem sorrido e taccio poichè altrimenti ti internano prima del previsto in una casa per anziani. E' arrivata a Milano Pepita, Pepita che potrebbe avere a seguito dei Tir con scritte adesivate "Pepita is on from Broadway", pensate a che code avremmo fatto per vedere Cats in tournee direttamente da New York e che a Londra è stato 16 anni in scena sempre esaurito da noi invece dai tempi del Sistina a Roma non vi è mai stato un granchè. Quanti di voi hanno vissuto e studiato fuori,negli anni delle scuole studiavo a Roma, l'università l'ho poi fatta a Firenze dove appena arrivata credevo di essere entrata in un sogno,poi mi sono trasferita a NewYork dove vivevo in un Building strepitoso e uscivo tutte le mattine con il mio Montgomery e cappello in lana convinta di vivere un remaKe di The way we where, o a piedi nudi nel parco, eppure nella grande mela c'è meno cattiveria, meno arroganza che da noi, si vive aiutando se sei intelligente hai un obbiettivo puoi veramente farcela come diceva Liza Minelli, questo muoversi, questo parlarsi, questo mostrare in modo infantile le proprie debolezze seduti in un bar, a cena, o seduti su una panchina al Central Park fa sì che le idee i sentimenti le emozioni circolino costantemente, questo è stimolante e crea un apertura diversa dal solito, essere Open Minded è un modo di essere non solo di vivere. L'Europa è lontana e anche se a volte rivedi Parigi con gli occhi guardando un tetto di New York che gli somiglia o ti annoi immensamente a sentir parlare anche tutto il giorno di Incom o di quanti dollari costa questo o quello poi andando giù down town dal tuo amico fotografo nato alle Hawai con madre francese e padre americano che importa per piacere vino e olio italiano ti senti a casa. Sì è così, non ha niente a che vedere con i Posh Londinesi o i gruppi di banchieri e mogli mischiati all'aristocrazia internazionale nei salotti di New York, quelli sono giri seduti su divani diversi nella stessa stanza, i Belgi, i Parigini (tremendi) gli italiani gli svedesi qualche inglese e due coreani questo avveniva a casa Train sulla 5th ogni settimana, lei aveva ad esempio una relazione con uno scrittore russo dopo lungo tempo l'ha sposata, si mangiava svedese perchè la padrona di casa era svedese e d'estate finivano tutti tra Bolgheri e la maremma nelle proprietà di comuni amici, era un piccolo mondo nel mondo.Invece da Jay era diverso si andava poi ogni sera ad ascoltare Jazz a volte si finiva anche al famoso caffè Dante a Little Italy per assaporare un cappuccino ma vi era una sorta di legame indissolubile che durante il corso del tempo ho definito come la sindrome del profugo, straordinario flusso di unità che in modo diverso accomuna gli emigrati nel mondo, appartenza ad una famiglia costruita da te stesso, sì eravamo a casa lì. E passava tanta gente lì, tanta gente che faceva di tutto, design. rai, architetti, pittori, costruttori di cappelli, di scarpe, di violini,sceneggiatori.pianisti,attori, cuochi,traduttori,progetti nel cassetto portati miracolosamente lì, in attesa di farcela, di essere capiti, di essere amati, di incontrare, di realizzare la domanda era sempre la stessa una sorta di codice segreto militare -Tu che fai quì?- e da lì ognuno dava un indirizzo un suggerimento un aiuto ma concreto non mondano, a Milano sarebbe invece mondanissima una serata così lì no. Anzi il concetto è un pò out. Vi è qualcosa di incredibilmente romantico nel vivere a New York la speranza direi si proprio quella, essa sorpassa inevitabilmente e silenziosamente il cinismo, la spietata competizione americana, vi è una sorta di sottobosco comodo e boehmienne a New York. Terminano ed iniziano tante cose lì. E tante restano per la vita. Voi vi chiederete che cosa c'entra tutto questo con Pepita, nome spagnolo, una mostra d'arte contemporanea, a Milano poi, che c'entra ed invece vi confondete c'entra molto perchè chi ha vissuto certi passaggi nella vita in Pepita troverà se stesso, rivedrà le sue ribellioni, i suoi sogni, i suoi malesseri,le sue lotte, non necessariamente le sue, forse quelle di sua sorella, di un parente di un amico, di un amore, chissà ma vi è qualcosa di speciale in questa creatura e anche di risolto in noi è una sorta di esame da fare da passare è una sorta di percorso della memoria. E vi invito a riflettere su un punto, su un aspetto Pepita è libera di essere ciò che vuole, si autocrea e si autodistrugge si autelimina e appare nuovamente danzando di paese in paese di storia in storia da fumetto a protagonista principale del suo essere.Non è facile, non è semplice ma pensate a quei gruppi di bambini inglesi che attraversano Kensington Park a Londra per andare a vedere la statua di Peter Pan cantando teddy teddy bear picnic vi è sicuramente una Pepita tra di loro.Ammiro l'artista che ha concepito Pepita perchè è coraggiosa e geniale.
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Post by stecca on Jun 15, 2006 8:38:05 GMT -5
Milano è........!!!! (opinioni sulla città di alcuni abitanti o ex tali) Da Ketty Locurto: Una città densa di avvenimenti ed occasioni, sia culturali/professionali che di intrattenimento e/o evasione ma troppo cara ed alienante per chi non dispone di un reddito medio-alto. D'accordissimo sull'assenza di luoghi per passeggiare o anche solo soffermarsi estasiati a non fare . . . niente: insomma, a Milano manca totalmente la dimensione del "cazzeggio" (tipo sabato pomeriggio romano, della serie: due passi in centro con un paio di amici, passiamo casualmente sotto casa di Gualtiero, suoniamo alla sua porta e gli diciamo: "che fai ? scendi ?" e quello incredibilmente scende a fare due passi pure lui ! Roba che a Milano, se non prendi l'appuntamento una settimana prima, te la sogni !!!) Di cosa vive e su cosa è concentrata Milano ? Senza alcuna retorica, direi proprio sui soldi. Da Patrizia Beltrami: Milano ed alcuni dei suoi abitanti pensano e si comportano come se Milano fosse " Capitale ", di Moda, di Finanza, di Internazionalità...con tutta una serie di arroganze e presunzioni non lecite. Milano è forse la città italiana più cosmopolita, ma comunque provinciale, in molte manifestazioni ancora "assolutamente da bere", con servizi pessimi ( traffico, posteggi, metropolitana...), con vie d'accesso costantemente congestionate. E' carissima. Io però nonostante tutto la amo, perché trovo che in certe zone sia bellissima, perché io comunque vado in bici anche se Amsterdam è diversa, perché fino adesso ho conosciuto solo persone belle dentro e poi perché dopo 20 anni a Torino, che è architettonicamente bellissima e culturalmente più vivace, volevo spararmi per la freddezza della gente, la non voglia di comunicare, la tristezza. Da Emanuele Ulrich: Verso cosa tende Milano ? Semplice: verso nessun luogo. L'accento della città è sempre stato sul movimento, non sulla direzione. In questo rispecchia perfettamente il nostro Paese, amplificandone solo l'intensità e l'energia. Milano è la città dove si accorre a vivere in gioventù e ci si trascorre per pigrizia la vecchiaia. Ci si viene in gioventù perchè presi da un sacro fuoco, da un bisogno ma che dico, da un DOVERE di autorealizzazione che si sente tarpato nella provincia di origine, dal desiderio a volte ossessivo di fare, di esprimersi, di dimostrare, di primeggiare. Di fare appunto. Di muoversi. Ma con la tacita intenzione di passarci, di avere qualcosa in cambio, di imparare, e di spenderlo altrove. Poi ci si rende conto che non c'è un altrove in cui chi sia stato contagiato dal virus della milanesità, deturpato dalla visibilità delle sue pustole, venga più riaccettato come prima, o si senta comunque di nuovo a suo agio. Ma si è ormai maturi. E si finisce per subire la città, per sentirsene metà prigionieri e metà assuefatti, a una città che non è comunque come la si vorrebbe, semplicemente perchè nessuno, nel pieno della furia creativa della gioventù, ha dedicato un minuto del proprio tempo pensando a come l'avrebbe voluta da vecchio, perchè da vecchio sognava di essere altrove, mentre da giovane aveva il DOVERE di regalare al mondo la concretezza del proprio genio. Sì perchè c'è di buono che a Milano ci vengono molti geni. Gente ad altissimo potenziale, con la mente aperta, cui il proprio villaggio "stava stretto", gente che prendeva il treno nei weekend e simpatizzando sconsolata si confidava "mamma mia quell'umido tra le ossa, nemmeno un albero, e poi i colori... aiuto dove sono... che case orribili... e i weekend poi... un suicidio... certo che una cosa però... sul lavoro... guarda, da nessuna parte mi hanno riconosciuto così tanto...solo a Milano hanno capito veramente quanto valgo, capisci, quanto veramente posso dare..." Capite che fortuna? Io sono nato qui, figlio dell'assenza dei colori, con le lamette sempre pronte nei weekend, un'infanzia straziata da una madre bionda che mi sgridava con la erre moscia, senza sapere che cos'era un albero se non andavo in gita scolastica. Però sono stato fortunato, perchè ho avuto fin da subito l'opportunità di avere intorno tanta gente speciale che mi ha raccontato com'era veramente il mondo. Che andava via tutti i weekend e ritornando al lunedì mattina mi parlava del sole, mi parlava dei colori di terre lontane, dei propri sogni, delle proprie idee, di come la città proprio non andava. E intanto non stavano mai fermi, perchè inventavano borse, disegnavano poltrone, creavano acconciature bizzarre, sfilavano in passerella, vincevano cause, fondavano giornali, finanziavano iniziative, fondavano partiti politici, liberavano la gioventù a suon di molotov, qualcuno prendeva perfino il treno per Roma in vagone letto per andare a formare un nuovo governo, insomma tanta gente davvero speciale si muoveva intorno a me concentrata su se stessa o su qualcosa di grande (ma in fondo era lo stesso) e passavano tutti vicino a casa mia, dicendo che era grigia e bruttissima, ma lasciando come ricordo tanta energia, tante novità, tanti colori e tanta voglia di andarsene nei weekend. Oggi continuano a passare gli anni e le novità, a Milano nessuno ha portato i colori, (anzi qualche genio di passaggio ha detto perfino che il grigio era minimal, quindi era chic), nessuno ha costruito case più belle (anche se sono venuti da tante parti d'Italia a costruirne tante...), però gli abitanti dellla città vivono ancora concentrati sul proprio futuro, ancora creando, divertendosi, socializzando agli aperitivi, orgnanizzando brunch, inventando, correndo... forse nessuno arricchisce consapevolmente la città, ma in fondo la città è arricchita dalle energie del genio di tutti. Ieri sera ho visto un bagno di gomma blu su un marciapiede in via manzoni, l'ho trovato geniale! E penso a tal proposito che forse questo weekend tanta gente non se ne andrà, ma resterà in città per andare a vederlo. Sì perchè è importante il sole, è importante il mare, ma un bagno di gomma blu proprio voglio vederlo prima degli altri: altrimenti, che cosa ci sono venuto a fare a vivere a Milano? Un saluto vivo e concentrato Da Francesco Isolabella: ....per me Milano è una città....è la mia città......dove è bello camminare per le strade, quelle piccole, vecchie, quasi antiche.....peccato siano piene di cacche... Ecco Milano è una grande e bella città, affascinante a tratti, specialmente quella vecchia, quella quasi antica, quella non bombardata insomma, quella che rievoca le vecchie immagini dal mondo dei nonni e che le rivivifica legandole al presente in un indissolubile, affascinante e ricco filo creativo di nuove realtà produttive, culturali e artistiche che certe volte affogano....no chiedo scusa.....vengono fatte affogare ingiustamente in un mare di merda..... Quel mare di merda che tutti vedono, che tutti criticano ma da cui nessuno ci protegge e che tutti nascondono con le stronze (e il termine non nasce a caso......) finzioni delle domeniche senza macchine, del rifacciamo le strade del centro, delle riunioni e dei progetti (veri ma figli di falsi propositi...)contro l'inquinamento da smog, contro il "gravissimo" inquinamento elettromagnetico (e ogni giorno vengono dati permessi per costruire sui tetti nuove e più potenti antenne...), contro il traffico (dove sostengono di incentivare le due ruote e il giorno dopo i "verdi" Ti danno 130 mila di multa a tutti i motorini di una via senza parcheggi appositi).....contro gli abusi edilizi......(dove fanno abbattere un intera ala dell'Ospedale san Raffaele per consentire ad altri di costruirci un Supermercato, dove per poter mettere a posto una finestra devi chiedere autorizzazioni per due anni ma i Vigili Urbani che te le rilasciano "vivono" in uno dei più bei palazzi di Milano riducendolo peggio di come i "miei" famosi "extra" avrebbero potuto ridurre un campo profughi), la città dove fanno Mostre e mostri ma le cantine di Brera sono piene di opere che nessuno riuscirà mai a vedere tranne i topi che Te le mangiano........ Milano è una città bellissima peccato che la stiano pugnalando al cuore......ma -certo- dandole tante aspirine per .....l'influenza....... Da Carlo Bianco: Ho sempre detto che a Milano io sono grato, perchè mi ha consentito di fare quanto volevo senza chiedere favori a nessuno. Questo per me era già tanto, venendo da un posto in cui era necessaria una raccomandazione anche per un loculo al cimitero. L'intervento di Emanuele però mi ha commosso, mi ha riportato alla memoria quando nel settembre del 1977 approdai in questa città e la sera stessa non persi tempo per andare alla Scala (con sole L. 500) a sentire Isaac Stern, ed il giorno dopo correvo al Club Turati per dare il mio impegno alla politica in cui credevo. In entrambi i luoghi non ebbi difficoltà ad entrare e soddisfare le mie voglie, così come la Bocconi mi accoglieva senza difficoltà e a poco prezzo. Tutto al massimo livello, musica, politica, studio! Che bello. Divertimenti ..? ma si, erano (e sono ) quelle le cose che mi divertivano. Non so se tutto questo è ancora sia possibile, ma per me Milano è questo. Certo, oggi il Club Turati non c'è più essendosi perso quello spirito socialista che degenerò nel craxismo travolto poi da tangentopoli. Alla Scala non vado più da anni, perchè non riesco a organizzarmi, ma questa è colpa mia. Allo studio ho sostituito il lavoro. Non so' se le negatività della città (traffico, cacche di cani, clima fetente specie d'estate) possano farmi cambiare idea su Milano. Nessuno è perfetto! Però quando penso alla mia vecchiaia, penso sempre al mio paese, seduto a chiaccherare sui gradini della chiesa matrice, a Milano non riesco proprio a pensare. Da Marcello Valenti: Che tocchi a me spezzare una lancia per questa citta' e' bizzarro. Sono via da Cagliari (citta' veramente carina) da dieci anni e quando sono partito l'ho fatto davvero a malincuore, pensando che avrei creduto che la cosa piu' bella di Milano sarebbe stata....l'aereo per la Sardegna!!! Non e' stato cosi'. Milano e' citta' aperta, accoglie veramente tutti. E questo e' indice di maturita' e' l'opposto del provincialismo di cui parla la Beltrami. Pare perfino strano che lo dica lei che viene da Torino, citta' veramente chiusa, che accoglie i "forestieri" perche' lavorano ma che li emargina. Milano no, accoglie tutti perche' e' orientata al profitto, come dice la Locurto, e piu' si e' a lavorare, piu' si produce, piu' si guadagna, ma le persone qui non vengono solo "ospitate" perche' lavorino...Qui in poco tempo si sentono a casa. Il provincialismo di una citta' e' dato dalla sua chiusura rispetto all'esterno, non dal fatto che se ci si vede a mangiare la pizza si spettegola delle abitudini sessuali del vicino di casa. Milano e' aperta alle influenze esterne, le fagocita e cresce, cambia, si evolve. E' una citta' in movimento...ha ragione Emanuele, un movimento senza direzione perche' figlio della progressiva assunzione di diverse tendenze che portano ora di qua ora di la'... Qui si lavora bene, non c'e' dubbio. Tutto e' fatto e costruito per lavorare bene. E' la cosa che mi ha conquistato della citta'. E' una cosa importante. Accidenti se lo e'. Il lavoro occupa la maggior parte della giornata e la qualita' della vita migliora enormemente se il lavoro che fai ti piace e se ti e' piu' facile e stimolante per quello che ti offre la citta'. Non mi piace molto chi nei confronti del lavoro ha un atteggiamento snobistico, tipo: "quello li' pensa solo a lavorare!" E' un atteggiamento figlio di una concezione della vita da sangue blu decaduti, atteggiamento duro a morire. Chi lavora per vivere, ed io lo faccio, ha rispetto del lavoro ed apprezza anche cio' che rende piu' facile e funzionale il lavoro stesso. Milano e' anche questo. E se non c'e' il mare, se non c'e' l'aria pulita della mia Cagliari beh... ci sono un sacco di altre cose. Cinema, teatri, mostre, avvenimenti etc. Vi sembra poco? Provate a chiudere gli occhi e immaginate di riaprirli e trovarvi a vivere a firenze, citta' meravigliosa. Chi farebbe veramente cambio? Milano e' bellissima. Parola di sardo. Da Giacomo Bonelli: Milano non mi piace; è una città che oramai sa solo correre e strillare, poco allegra e per nulla cordiale, dove la gente si fa i fatti suoi e il prossimo è tendenzialmente considerato un fastidio, dove la cura per gli spazi pubblici è quasi inesistente (tutti invece a lucidarsi le proprie casette), dove i locali fanno mediamente schifo per la gente che c'è e per come si sta (musica a palla, tutti pigiati, e chissà in queste condizioni cosa ci si riesce a dire; ma non importa, tanto quel che conta è essere belli lisci e tirati), dove Berlusconi (non a caso) prende il 60% dei voti. Ci sono le modelle? Ci sono le vernici? E chi se ne frega! Io a Milano ci vivrò ancora per un pezzo, ma il giorno dopo che smetto di lavorare, giuro, vado a vivere in una casa vicino al mare, per andare a pescare la mattina e zappare l'orto il pomeriggio (l'orto si zapperà di pomeriggio?). Pussa via Milano, antipatica brutta che sei diventata. Da Massimiliano Giurgola: Quando andavo alle scuole elementari, Milano per me era una parola sottolineata accanto a un quadratino nero in mezzo alla Lombardia, vicino al confine col Piemonte, distante da Lecce quasi come poteva sembrarmi New York o Pechino. Ho ancora bene in mente la foto in bianco e nero della stazione di Milano, con la madre che sorregge il figlioletto, accanto a un treno dell'ottocento. Quella foto la trovavi sui libri di scuola, nel capitolo dedicato alla "Questione Meridionale"; con me che allora non sapevo neanche cosa volesse dire la parola "Questione". Della parola "Meridionale" ho invece incominciato comprendere il vero significato a 19 anni, quando mio padre mi ha dato un biglietto ("sola andata", mi disse) per Milano. Perchè a Lecce un laureato in giurisprudenza non trova lavoro; e poi a Milano ci sono le aziende. Oggi ho 26 anni e 4 anni di collegio di Cattolica alle spalle, vissuti insieme ad altri ragazzi del Sud come me. A ognuno di loro, oggi Milano sta dando la possibilità di emergere. Sandro scrive su Repubblica, Tommy è in uno studio legale prestigioso, Roberto è un analista finanziario... Sebbene sia grato a Milano per avermi dato quello che il Meridione non mi garantiva, non posso dare un giudizio equilibrato su di lei. Milano per me rappresenta un campo di battaglia, da affrontare da solo giorno dopo giorno. E ammetto che forse, con un vissuto diverso, in un contesto più protettivo, forse me la godrei di più, e magari,al di là di un generico sentimento di gratitudine, la troverei affascinante e, perchè no, mi proverei a progettare anche il mio futuro in questa città. Allo stesso modo, però, capisco che se oggi, talvolta, mi viene da odiare Milano e a chiedermi che cosa ci stia a fare qua (ma chissenefrega di sfondare, mi dico) in realtà forse, sto sbagliando. Non è Milano che merita il mio odio, ma quella stronzissima, incomprensibile, iniqua "Questione meridionale". Da Monica Corneli: NO, basta! Milano mi ha stufato e deluso. Gli voglio bene, qui sono nata e cresciuta. Anch'io ho i ricordi della scuola,della mia infanzia, adolescenza e compagnia bella.......amo il suo grigiore quando è nuvolo e nebbioso e la detesto quando c'è il sole o fa caldo sì è vero, qui si lavora e c'è un pò di cultura.... tutta sta cultura, poi......che mi dite di new york, parigi, londra e berlino p.e.? E qui si respirerebbe tutta questa cultura? per quelle 4 mostre all'anno? e la creatività starebbe in una poltrona in mezzo ad una strada? o in una borsa di Gucci che non è neanche disegnata da un italiano e che ormai portano tutti (me compresa)? o magari nell'ago e filo di piazza cadorna? bello scempio quello no. milano è noiosa e prevedibile. sempre uguale: stessa gente sempre uguale in tutto, abito compreso, stessi locali che cambiano nome, stesse mode sempre copiate dall'estero (francia, stati uniti o oriente), stessa provincialità, stessi delinquenti e stessi onesti, stesse strade dissestate e piene di cacche (che ci siano anche a firenze non mi consola, valenti), stessa ipocrisia negli stessi ambienti, stessa sporcizia, stessa corruzione, stessa lobby, stessa intolleranza e via discorrendo. ma qualcosa è anche cambiato: se hai un bambino non puoi mandarlo all'asilo nido perchè non sei "nè" abbastanza povero da rientrare nei posti del pubblico "nè" abbastanza ricco da permetterti un asilo privato; se ti aprono un locale sotto casa e se non riesci a dormire per anni (dicasi anni), devi narcotizzarti e basta, perchè se chiami i vigili non vengono perchè hanno gli incidenti (balla) e se chiami carabinieri o polizia ti dicono che non sono competenti (a meno che non "c'hai dentro un amico" - that's Italy); 30 anni fa potevi almeno farti giustizia con il lancio del contenuto di un pitale, ma oggi ti indagano per "getto pericoloso di cose"; e se per caso sei ricorso alle vie legali, il giudice ti punta il dito in udienza e ti dice "avvocato, ma la sua casa è così bella? ma se ne vada lei!"; la verità, invece, è che questo comune pur di mantenere quel tipo di disgustoso elettorato si venderebbe anche la mamma e quindi se ne frega completamente di quei malcapitati cittadini a cui hanno tolto anche il riposo notturno. Concludo: se hai una macchina e non hai il box, ditemi: che cavolo fai? potrei andare avanti ancora ma mi limito a chiedervi se avete mai provato ad andare in giro per il mondo con la giacca a righe e i pantaloni a quadri. nessuno vi avrà detto niente, anzi, qualcuno vi avrà addirittura chiesto dove avete comprato il set pensando a qualche creazione stilistica italiana. stessa situazione a milano: mamma e figlia stile pupi solari che guardano di striscio e bisbigliano "ma l'hai visto quello?". questa è milano.sorry, dimenticavo una cosa importante.a Milano, da quando Formigoni ha "tagliato" 6000 posti letto negli ospedali, se stai male sono veramente cazzi tuoi, chiami un'ambulanza e non sanno dove portarti e se finalmente sei pervenuto in un pronto soccorso e se sei da ricoverare non sanno dove metterti.
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Post by stecca on Jun 15, 2006 8:38:39 GMT -5
Da Stecca: Ringrazio xchè le e-mail sul nuovo quesito "Milano è... " mi danno la possibilità di levarmi finalmente qualche sassolino. Io sono totalmente d'accordo con la azzeccatissima e-mail della Corneli. Sono venuto in questa città che avevo 4 anni e adesso ne ho ormai 40 !!! Ho sicuramente potuto fare molte cose belle e conoscere amici fantastici, chi lo nega, ma adesso ho capito che mi ha proprio e definitivamente stufato !!! Milano è come una donna/uomo che all'inizio travolge e ti fa divertire e sognare, ma poi ti accorgi che è solo una persona superficiale e arida che non ti dà nulla, insomma ti porta alle feste ma quando siete da soli non sa cosa dirti, è troppo concentrata su sè stessa, è egoista, è effimera, è vacua. Se potessi usare una similitudine è la Sigourney Weaver di Donne in carriera che all'inizio sembra invincibile e poi si rivela solo una frustrata mezza-calza incapace di amare e sola. Milano è così e Berlusconi e la Moratti sono gli emblemi uomo/donna di questa città del cazzo. Piccoli piccoli, come Milano anche loro si credono di essere "chissachì" solo perchè regnano nel loro cortile di merda e non si accorgono che c'è tutto un mondo intorno che manco sa chi cazzo sono, sono dei gran sfigati entrambi e non lo sanno xchè non guardano al di là del loro naso puzzoso e limitaterrimo. Avete mai visto una di quelle serate tremende dove si ritrova la presunta "intelligentia" forense (ma immagino sia così per tutto) ? Vecchi bolsi che credono di essere importanti, magari perché sono professori di diritto e parlano un pò di inglese e si lodano a vicenda, per poi sparlarsi dietro xchè tutti gli altri sono cretini meno chi parla, e giù la pletora dei lecchini a fare la ruota. Oppure qualche festa cd. vip dove il massimo che si può vedere è qualche velina idiota e che gente come Sharon Stone o H.Kissinger (per dirne due a caso di veri VIP) userebbe per pisciarci sopra, e credono pure di essere importanti. Oppure la cd. milano-bene che usa la testa (ammesso che ce l'abbia) solo per montare il sedile dei bambini sulla nuova station vagon. Lavorano, lavorano, ma che cazzo fanno ? Un misero quartiere di NY se li babba tutti questi omuncoli con i loro quattro danè in croce. Per un Armani che ha avuto qualche idea, centinaia di cazzoni che fanno soldi occupano il centro sul presupposto che Milano è la capitale della moda. E' la città di masse di cretini che spendono soldi per vestirsi e non pensare alla loro vita inutile, che livello !!! E' la città che vive sulla domanda idiota del "chi c'è ?" Ma chi vuoi che ci sia, verrebbe da rispondere al pirla di turno, ci saranno i soliti orrendi sfigati che stanno ancora qui !!!! Ho una grande voglia di andarmene via al più presto, adesso che sono felice e che ancora in qualche modo mi piace e così almeno serbarne un bel ricordo e magari rimpiangerla. Se ci rimango ancora a lungo, lo so, finirei con l'odiarla. Chi ci è arrivato da poco se la goda, i primi tempi sembra imbattibile ma sono ormai sicuro che come diceva un noto film "milanese" sotto il vestito non ci sia proprio niente e prima o poi se non sei scemo te ne accorgi. Alberto Fortis si sbagliava quando decantava Milano in Milano e Vincenzo, io, cara Milano ti ho amato e molto, ma ora non vedo l'ora di dirti addio....e presto !!!! Da Riccardo Giannelli: Hai perfettamente ragione. L'unica cosa che ti sei dimenticato di aggiungere è che in realtà questa città è estremamente provinciale. Un piccolo paesino di provincia cresciuto troppo, ma ben lungi dal poter essere definita città cosmopolita. Da Raffa Cosma: Certo non indifferenza tra gli inforati verso questa discussa città. Milano è tutto quello che di brutto è già stato scritto. Ma quale altra città non lo è, per un verso o per un altro? E se ci siete restati non posso pensare che l'abbiate fatto perchè costretti. Si può andare altrove, basta volerlo. Fortemente. Lunedì di Pasqua ho invitato degli amici a cena. Non avevo nulla. Potevo andare al super della stazione a fare la spesa ma non avevo voglia di prendere la macchina. Sono andata, per caso, al super cinese di via Canonica e da Blockbuster che ha i surgelati. Il vino l'ho comprato all'enoteca Isola. Questo tutto-e solo- in una strada. Senza traffico e senza fretta. In questo momento ci sono 7 piazze allestite con opere di architetti sul "modo" di abitare o concepire lo spazio, 250 eventi del design, 90 mostre, 1000 inaugurazioni, ristoranti per ogni gusto ed etnia.... si, c'è traffico, perchè a New York non c'è? Ho sempre pensato, come tanti, di non voler vivere x sempre a Milano. Ma questa è la mia città e non vorrei vivere in nessun altra. Amo chi la difende, anche se sono rimasti Inge Feltrinelli e Carlo Castellaneta negli articoli di fondo x il Corriere in agosto. Il resto sono chiacchere... per salotti, vernici e party di qualsiasi città di provincia o capitale nel mondo. p.s. adoro anche l'ago e il filo di Oldenburg e Milano e Vincenzo mi fà venire un tuffo al cuore! Da Filippo Annunziata: Milano è la mia città: ci sono nato e cresciuto, mi ha dato tante soddisfazioni lavorative, professionali, affettive, ma io non ci sono affezionato ! Per nulla! E' una città verso la quale non riesco a nutrire alcuna "riconoscenza". Non mi piace esteticamente. La trovo difficilissima da vivere: competitiva (troppo peri miei gusti), incapace di rilassarsi, di guardarsi "dentro"; una città con pretese di "europeismo" ma provinciale al massimo. Qui si lavora bene, e basta. La cultura ? Ma di quale cultura stiamo parlando ? Di quelle due o tre sfigate mostre che ogni tanto vengono organizzate ? Dei due o tre "eventi" teatrali che ruotano attorno sempre alle stesse cose e persone, che non sembrano in grado di rinnovarsi e di uscire dal loro grigiore.... ma per l'amor di Dio !! E allora Parigi, Londra,New York cosa dovrebbero rappresentare in confronto I divertimenti ? Io a Milano non esco quasi mai: non mi viene voglia di farlo. Non mi va di fare lo struscio al "Boeucc" o in qualche altro ristorantino da fighettini, dove butto via un sacco di soldi, e vedo i soliti sfigati che se la tirano. Non mi interessano le "feste" dove la gente guarda innanzitutto cosa hai addosso e, poi, ti chiede che macchina nuova hai comprato, o dove andrai in vacanza. Preferisco andare a casa a coccolare le mie bimbe e i mei cani ! Milano ha un clima di merda. Ha infrastrutture da città del Terzo Mondo: gli ospedali, i mezzi di trasporto, le scuole, fanno letteralmente schifo. Appena posso, io me ne fuggo via da Milano: al weekend prendo la macchina e con la mia Mountain bike me ne vado sul lago, in campagna, anche solo per qualch ora. A respirare. A riscoprire il contatto con la terra, con l'aria. A "staccare la spina" da questa continua rincorsa che è la vita milanese. Insomma, a me Milano non piace. L'unica cosa che mi tiene qui è il lavoro. E poiché il mio lavoro mi piace, alla fine è qui che vivo. Ma, chissà, forse un giorno... Da Paola Ferraris: da milanese che dire? se potessi scegliere, forse vivrei tra parigi, londra, san francisco (la città + europea degli usa) con una puntatina di quando in quando in qualche paese esotico e le campagne umbre o toscane ... per poi tornare all'ovile; milano è la mia città. a me piace (casomai, ho perso la poesia per quel che faccio), mi piacciono le sue viuzze strette,le case vecchie, i loro cortili quasi nascosti e non ostentati - di quelli che devi proprio curiosare per vederli, le vecchie villotte un pò trascurate in certe zone con i loro giardini anch'essi trascurati. è una città bella, poco apprezzata perché ritenuta - a torto - solo industriale, lavorativa, città della moda ... che dire della cupola delle grazie, con intorno i vecchi tetti ed il cielo azzurro (quando c'é); della basilica di sant'ambrogio, della luccicante madonnina, del suo castello, delle sue basiliche - così poco considerate, visitate ed apprezzate, solo perché a milano e non a firenze o in altre città d'arte? non è certo la perfetta 'melting pot' di altre metropoli, ma è sicuramente più aperta, accogliente ed -anche - ospitale di molte altre città d'italia; comunque, nel bene e nel male, in evoluzione. Ogni quartiere è come un piccolo paese, con le sue peculiarità, i suoi habitués che si conoscono; i suoi ritrovi ed i suoi ritmi, qualcuno di voi ha mai provato ad andare al parco sempione o a porta venezia alla mattina presto? è tranquillo, silenzioso, si sentono solo i cinguettii degli uccellini, l'abbaiare dei pochi cani, i prati coperti di rugiada e si sente il sommesso rumore di una città che si sveglia ... non è vero che non ci sono i posti dove riflettere, basta sapere dove cercarli. la domenica, poi, è bellissimo, ci sono le solite facce, i soliti padroni dei cani con puoi scambiare quattro parole, il vecchietto con il pupazzo che c'é da trent'anni che prepara le sue cose e poi si mette a cantare canzoncine anni '40, i soliti baracchini dove prendere il primo caffé ... fare quattro passi, quelli che corrono, che camminano, quelli che pensano ai fatti loro, anche gli 'extra' che si riposano sui prati o tirano quattro calci al pallone. insomma, la varia umanità che inizia la giornata ... a che è in pace con sé stessa e con il mondo. Non mi piace il 'provincialismo' di quelli che 'ma vuoi mettere le mostre di londra/parigi/new york'... vero che nelle cantine di brera ci sono opere d'arte mangiate dai topi, ma quanti di noi prende tempo per andare a brera, al poldi pezzoli o altrove per riscoprire quello che c'è e abbiamo dimenticato? Quanto alla qualità della vita, farà anche schifo, ma suggerisco agli entusiasti di guardare bene quello che si vede all'estero, non ci sono solo le mega mostre del grand palais, del guggenheim o gli spettacoli di broadway o off broadway. per non parlare di ospedali e assistenza medica: provate a farvi ricoverare in inghilterra in un ospedale (se va bene si rischia l'epatite) oppure negli usa, se non avete una signora polizza di assicurazione ... suggerirei di vivere a londra senza fare parte dell'establishment e senza adeguato reddito oppure a boston se non si è dei wasp doc, poi ne riparliamo. mi sa tanto che ha ragione abe, certo, milano, non è perfetta e mai lo sarà e tantomeno i milanesi, ma me piace così. Da Miky Solbiati: MILANO: non è certo una città da colpo di fulmine ma io l'ho amata molto almeno fino allo scoppio del disturbo bipolare dal (1990) ad oggi.. quando, grazie a Dio, attraverso la scrittura è una malattia che sta lasciando il posto alla più noiosa ma necessaria normalità. Ho rinunciato a un amore romano per Mailand (tanti anni fa) e ho fatto male. Oggi è una gigantesca S.Vittore che odio, attanagliata da un traffico impossibile, da uno smog su cui c'è poco da discutere e da interminabili domeniche dove il "tutto chiuso" amplifica la depressione. L'euforia sta invece nelle vetrine scintillanti dove tutto è a caro prezzo, nell'amore mercenario accessibile, nei posti 'alla moda' dove folla, musica, luci alterano chi già è su di giri dai troppi gin tonic, depressione invece per il clima, per la difficoltà di lavoro, perchè 'sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano"....bisognerebbe rendere più vicine i luoghi satellite come i laghi, per poter vivere Milano come Manhattan; ma forse di questa international-pattumiera non ne posso fare a meno, infatti sono sempre qui nel microcosmo di via Cusani. Ah, ecco un'altra idea per dare a Milano una dimensione umana: vivere il proprio quartiere, nel senso proprio di viverlo: dal fiorista al bar, dalla cartoleria al tabacchi; farsi degli amici, vivere come in una comune anni '70; così puoi scoprire che il tuo vicino di casa è Alberto Fortis e 'Milano e Vincenzo' è sempre attuale. Da Andrea Sanvito: Provo ad aggiungere qualcosa ai commenti variamente assortiti, che peraltro mi sono piaciuti moltissimo, non per buonismo ma per la passione che li ispirava. Da qualche tempo ho smesso di interrogarmi su quale sia la città migliore, se sia meglio Londra, Parigi, etc. Molto pigramente, si invecchia, e poi di città ne ho già cambiate alcune (Roma, Napoli, Milano, Bruxelles). Sicuramente vivere in posti diversi è utilissimo, lo Stato dovrebbe renderlo obbligatorio per legge, e mi scusino i liberisti, moglie compresa. Non elenco i vantaggi per brevità, lasciatemi passare l'assunto. Ho però iniziato a chiedermi se mi sentissi bene in un certo posto, a mio agio, soprattutto con riferimento a determinati affetti e persone. Voglio dire che la località in cui vivi spesso inizia a perdere di importanza rispetto ad altri valori, e rispetto al loro soddisfacimento può diventare irrilevante.
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